LOCALITA’ DI PARTENZA | Bagni di Masino |
QUOTA ATTACCO | 2.600 m |
QUOTA ARRIVO | 2.800 m |
ESPOSIZIONE | SE |
TIPO DI ROCCIA | Granito |
PERIODO CONSIGLIATO | Estate |
RIFUGIO D’APPOGGIO | Rifugio Omio (2.100 m) |
PRIMI SALITORI | - |
DIFFICOLTA’ | VI- e A0 |
SVILUPPO DIFFICOLTA’ | 250 m |
TEMPO DI SALITA | 3h l'avvicinamento; 3/4 ore la salita |
TEMPO DISCESA | 1 ora |
ATTREZZATURA e CHIODATURA | Soste attrezzate con due chiodi da collegare; lungo i tiri pochi chiodi che obbligano a integrare sempre per altro molto facilmente. Portare nut e friend dal 0.3 al 3 |
VALUTAZIONE ITINERARIO | Bella salita, con ottima roccia ma con qualche tratto un po' erboso. Lungo avvicinamento se fatta in giornata. |
ACCESSO e AVVICINAMENTO | Dai Bagni di Masino (1172 m) seguire le indicazioni per il rifugio Omio (1h30/2h) Dal rifugio procedere in direzione sud seguendo le indicazioni per il passo Ligoncio e punta della Vadretta, attraverso prati, pietraia e neve ad inizio stagione. La parete rimane nascosta fino all'ultimo (1h/1h30). La via attacca al di sotto di un caratteristico diedro; nel primo tiro ci sono due spit che dovrebbero indicare la via. |
RELAZIONE ITINERARIO | L1 - attraverso un sistema di fessure portarsi alla base del diedro. 40m, IV+/V L2 - lungo il diedro, sosta su due chiodi e uno spit. 30m, IV+ L3 - fino alla fine del diedro con uscita su erba, sosta comoda su terrazzo. 30m, IV/IV+ L4 - procedere sulla verticale dopo una ventina di metri si incontra una sosta, si può proseguire ora su terreno più facile, lungo balze e placche fino a sbucare su un terrazzino con sosta su due chiodi e cordini. 50m, IV/III+ L5 - sopra la sosta si vince sulla destra un diedro con grande fessura portandosi su una comoda cengia dove è presente una sosta. 15m, IV+/V L6 - sulla verticale della sosta si vede un chiodo, andare a prenderlo e sostarsi poi a sinistra in traverso con bella arrampicata. Si incontra un diedro con due chiodi di sosta sotto un grosso strapiombo con masso incastrato, con cordino e moschettone, non farsi ingannare ma traversare ancora a sinistra fino a saltando fuori da un piccolo strapiombo con masso incastrato fino a sosta in diedro su due chiodi lontani. 40m, V/V+ L7 - risalire il diedro erboso e portarsi alla base della placca con i chiodi a pressione (III+/IV-); superare la placca (V+ e A0); uscire a destra in strapiombo e poi attraverso un camino fino alla fine della via. 45m, VI- e A0 |
DISCESA | 2 possibilità: A - per ridiscendere dalla parete appena salita, in doppia dalla via AMARCORD che si trova a circa 60m a monte dell'uscita della via. Doppie su anelli di calata con due spit collegati tra loro con cordini. Le calate non sono mai da 60m ma seguono le lunghezze dei tiri di salita. B - Dall'ultima sosta, calarsi esattamente dalla parete opposta a quella di salita, con 3 doppie si è alla base della parete. Ci si cala in un diedro. Questa soluzione l'abbiamo testa la settimana dopo salendo la via Serena. |
NOTE | Ci sono molte soste intermedie, pertanto la descrizione dei tiri può differire da ripetizione a ripetizione a seconda di dove si decide di fermarsi. |
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI | Andrea Gaddi, Nel regno del granito, Alpine Studio Editore, 2014 |
DATA RELAZIONE | 29 giugno 2019 - Antonio e Mario |
RELAZIONE | Antonio M. |
La traccia della via
Il primo tiro e il diedro che caratterizza la prima parte della via
Il diedro in L3
L'ultimo tiro dove si intravede la placca con i chiodi a pressione
In doppia