LOCALITA’ DI PARTENZA | Noasca |
QUOTA ATTACCO | 1250 |
QUOTA ARRIVO | 1350 |
ESPOSIZIONE | S |
TIPO DI ROCCIA | Granito, ottimo, a parte la vegetazione di cui sopra. Un po’ sporca nell’ultimo tiro, attenzione ai sassi. |
PERIODO CONSIGLIATO | Primavera e Autunno |
RIFUGIO D’APPOGGIO | |
PRIMI SALITORI | R. Bianco, V. Boreatti |
DIFFICOLTA’ | 6a (6a/A1 obbl.) |
SVILUPPO DIFFICOLTA’ | 100 m |
TEMPO DI SALITA | 1h30 |
TEMPO DISCESA | 1h |
ATTREZZATURA e CHIODATURA | Via con chiodatura “alpinistica”, soste non attrezzate tranne il primo tiro. Non chiodata ma non necessario il martello e chiodi, necessari friends (misure camalot da 0,5 a 5) e nuts, nel primo tiro è utile un friends grosso, altrimenti non è proteggibile un passaggio abbastanza difficile. Portare 10-12 rinvii. |
VALUTAZIONE ITINERARIO | Via poco esposta e poco frequentata, discontinua, vegetazione e rovi lungo la via e soprattutto nell’ultimo tiro e nel sentiero di discesa. |
ACCESSO e AVVICINAMENTO | Giunti a Noasca, parcheggiare l’auto nel parcheggio oltre il ponte che attraversa il fiume. Si sale verso la cascata (indicazioni),quasi subito si prende il sentiero che passa dietro la chiesa e si dirama a destra, passando sotto le pareti a destra della cascata; lo si segue fino a giungere al lato sinistro della Torre di Aimonin. Se si risale il pendio verso sinistra si va all’attacco di Pesce d’Aprile, per la Bianco Boreatti si deve proseguire verso destra lungo la parete, fino a incontrare il diedrino iniziale della via, dal quale si vedono due chiodi. 20-25' circa. |
RELAZIONE ITINERARIO | I tiro: diedrino tecnico, proteggibile con un nut, ci sono due chiodi, poco sopra altro passaggio impegnativo in dulfer (friend da 5, noi ce la siamo cavata anche con uno da 3). Poi traversare lungo la linea della fessura, dopo 10 metri, salire verticalmente lungo una fessurina. Di lì si arriva in sosta attrezzata (6a, 4c). Proseguendo il traverso si arriva a una sosta che permette di calarsi in doppia. II tiro: punto dolente della via, non siamo riusciti a trovare il 2° tiro descritto come da immagine. Abbiamo tenuto la destra verso gli alberi e, salendo in conserva per una ventina di metri, siamo sbucati alla terza sosta (su una pianta) sotto una placca. III tiro: partenza in placca, fino a una cengia lunga (5a). Di cui sono possibili due alternative o si sale dritti, superando il sasso incastrato e tenendo la destra dello spigolo (4c) oppure si attraversa sulla cengia, per raggiungere l’evidentissima orecchia con fessura (6a+). La fessura è molto bella, proteggibile con friends piccoli o nuts, molto atletica. Superato il cespuglio, salire in obliquo verso sinistra fino agli alberi. Sosta su pianta. IV tiro: decisamente sconsigliato, dato che si devono attraversare metri di cespugli e bosco pieno di spine. Sosta su pianta. |
DISCESA | Per il sentiero che si sviluppa verso sinistra, guardando la valle, che non è ben segnato ed è pieno di rovi e cespugli. Se non c’è gente in parete, meglio calarsi alla fine del terzo tiro dalla sosta su pianta. Dovrebbero essere sufficienti tre doppie con corde da 50 metri. |
NOTE | Bello il primo tiro, interessante esempio di via schiodata. Per il resto, la via è decisamente evitabile, perché discontinua e sporca. |
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI | - |
DATA RELAZIONE | Giugno 2011; Paolo, Luigi, Antonio, Giacomo |
RELAZIONE | - |